lunedì 29 settembre 2008
Assenza dal Blog
lunedì 22 settembre 2008
La Fattoria degli Animali

Buongiorno a tutti,
mercoledì 24 settembre alle ore 12,50 su RAITRE andrà in onda una puntata di “Animali e Animali” di Licia Colò interamente dedicata alla nostra “Fattoria degli Animali” di Ladispoli.
Non perdetela!
Antonio Pizzuti Piccoli
La Fattoria degli Animali è gestita dall'Associazione
"NATURA PER TUTTI" Onlus
Località Monteroni pod.1265
00055 - Ladispoli (RM)
Tel/Fax 0699206063
Sito Web http://www.fattoriapertutti/
PER INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI e-mail: info@fattoriapertutti.it
lunedì 15 settembre 2008
Una giornata Sotto-Sopra
Una puntata alle catacombe di S.Teodora a Rignano Flaminio hanno dato esito negativo perchè chiuse, ritenute pericolose per crolli (dal 1992 ?????). Arrivati al bivio per Civita Castellana (VT) ci siamo ricordati dell'esistenza del Tempio di Giunone Curite. Chiaramente la segnaletica e il sentiero non sono più visibili da molto tempo (???).
Abbandono più totale per questi siti lasciati a loro stessi. Dopo aver recuperato molto materiale etrusco la soprintendenza non se ne cura più di tanto. Un trekking di pochi minuti porta alle rovine del tempio, molto rovine poco tempio, passando per un simpatico ponte a schiena d'asino nascosto dalla vegetazione. Alcune tombe nei pressi del tempio ci hanno attirato, sono sempre "buchi" da visitare. Uno in particolare non era una tomba ma, presumibilmente, una cava per poter estrarre ghiaia. Uno strato di tufo poggia direttamente su un banco di ghiaia. La cavità si presenta con lunghezza stimata sui 30/40 m alta 1.80/2.00 m con la particolarità di avere segni di scavo sulle pareti e, visibilmente evidente, il contatto con la ghiaia.
Una tomba nei pressi si è dimostrata molto interessante per il tipo di deposizione su diversi piani, sistema usato specialmente in zona falisca.
Richiamo al Tempio di S. Omobono Roma
Ricostruzione del tempio
Ruderi
..... furono a lungo frequentati i templi, in particolare quello di Giunone Curite, divinità tutelare del popolo falisco: nel I secolo a.C. il poeta Ovidio ci descrive i solenni riti che si celebravano annualmente nel suo santuario e qualche secolo più tardi l'apologeta cristiano Tertulliano torna a citare il culto della dea come peculiare dei Falisci. ....... di Luigi Cimarra - "Tratto dal libro del 1° decennale del LIONS CLUB CIVITA CASTELLANA FALERII VETERES"
Ingresso della cava (?)
Dall'interno tetto in tufo, a dx banco di ghiaia
Personaggi
Zona di contatto, tufo-ghiaia
Breccia, sabbia, ghiaia, inerti - Nell' area viterbese
assumono interesse estrattivo sia quei materiali a
granulometria variamente assortita che provengono
dal ciclo deposizionale plio-pleistocenico, passanti
da un ambiente marino ad un ambiente continentale
e posti al tetto della serie argillosa, che quelli provenienti
da depositi alluvionali attuali e recenti che
rappresentano i terrazzi e gli accumuli dei fondovalle
ad opera dei corsi d' acqua.
Le due tipologie si differenziano sia nella componente
fine che in quella grossolana. Nel primo caso
si tratta di un ciottolate eterometrico costituito da
elementi prevalentemente calcarei e silicei, misti ad
una abbondante matrice sabbiosa e limoso argillosa
che, verso il basso della serie, tende a prevalere sulla
componente grossolana.
Nel secondo caso, la frazione ghiaiosa è composta
da conglomerati e ghiaie a componente prevalentemente
calcarea, mentre quella fine è rappresentata in
larga parte da sabbie più o meno grossolane ed in
percentuale minore da limo e argilla.
La prima tipologia affiora nel bacino del Tevere e si
rinviene in genere al di sotto delle formazioni vulcaniche;
appartengono a questo complesso le cave di
Gallese e Grotte S. Stefano, mentre la seconda tipologia
è presente lungo gli alvei dei fiumi e nelle zone
alluvionali di pertinenza delle aste fluviali di maggiore
rilievo in cui un tempo venivano estratte nei
laghetti, al di sotto del livello freatico della falda
idrica di subalveo, mediante drikline. Nicchie di deposizione sfalsate
Nicchie di deposizione su due piani
Ampia tomba con diverse sale
mercoledì 10 settembre 2008
Campo del Matese 2008 - Nella grotta di Cul di Bove

Alcune foto della "passeggiata" nella grotta di Cul di Bove durante il campo del Matese 2008. Partecipanti: Giorgio Pintus, Stefano De Santis, Paola Fanesi, Paola Codipietro, Federica de Bellis, Paolo Burelli, Mario Petrosino, Carlo Buono, Annamaria Cervo. Foto di Paola Fanesi e Stefano de Santis
Cul di Bove
La storia di questo abisso è singolare: a partire dal luglio del 1989, nel breve volvere di un'estate, un incessante lavoro di disostruzione da parte di tre speleologi, ed una serrata campagna di esplorazione, portava già alla profondità di 906 metri. Mai nella storia della speleologia mondiale una grotta ha visto tanti speleologi, italiani ed esteri, partecipare in tempo così ridotto, alla sua esplorazione. L'abisso Cul di Bove è una grotta molto tecnica, difficile, ricca di salti, meandri, condotte, laghi, cascate e frane; per scendere sul fondo e risalire in superficie, cosa che ben pochi riescono a fare, anche a grotta già attrezzata, sono necessarie una trentina di ore. Oltre al tempo, "richiede grande dispendio di energie nel trasporto dei materiali per la parte verticale. Il grande meandro, infatti, precipita dopo quasi tre chilometri in una serie di ampi pozzi sferzati dall'acqua del ruscello, molto pericolosi in caso di piogge esterne quando il torrente va in piena e rende problematiche discesa e risalita". (T. Bernabei). Questa grotta è ancora tutta da esplorare nei rami laterali e nelle varie risalite che si intravedono. Probabilmente la stessa è in comunicazione con Pozzo della Neve, ma finora non si è approdati alla congiunzione. La curiosità potrebbe consigliare desideri di avventure; pericolosi, se attuati senza la guida di chi conosce gli abissi e le tecniche specifiche per procedervi. (L. Colavita)


















Alcuni partecipanti allo scavo
Ingresso
Armo su fionda
Perplessità